Dalla vigna alla cantina scopriamo l’incantesimo della vinificazione: una magia fra tradizione e innovazione che dura da oltre 75 anni.

Come si fa il vino? Ve lo raccontiamo noi

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Gotto d’oro, si sa, è un incantesimo in bottiglia che dura da oltre 75 anni.

La magia che si compie definitivamente ogni volta tra calice e palato degli ammirati cultori, prevede però un lavoro intenso, complesso, prezioso e in costante, onorevole compromesso tra la più antica tradizione e le più moderne tecniche, tali da conservare immutato e al tempo stesso al passo con la modernità, il fascino, il gusto, la storia e il futuro del vino dei Castelli e di Roma.

Un processo scritto nel DNA della nostra cantina che da sempre si avvale della fondamentale collaborazione dei soci, oggi circa 200, sparsi nel territorio dei Castelli Romani. Non è infrequente anzi, è abbastanza comune, nel periodo della vendemmia, incontrare i nostri soci produttori intenti a trasportare nelle nostre cantine, di via del Divino Amore, le uve con i loro carretti.

Una magnifica storia che continua a ripetersi e vede arrivare di anno in anno nel cuore del Gotto d’oro circa 100mila quintali di uva, ovvero l’oro dei Castelli Romani.  Andiamo dunque a vedere come nasce il vino e, in particolare, da quasi otto decenni come nasce e come è evoluta la lavorazione del Gotto d’oro.

 

La scelta dei vitigni

La fase palingenetica, potremmo dire, avviene con la scelta dei vitigni. Che nel caso del Gotto d’oro coincide, per una larga parte della produzione, con le uve maggiormente presenti nelle vigne del cosiddetto vulcano laziale: i Castelli Romani, dai quali escono i migliori bianchi a base di Malvasia del Lazio. Si parla in casi come questi di vitigni autoctoni.

L’altra possibilità, praticata da tutte le cantine, prevede l’utilizzo dei cosiddetti vitigni alloctoni ovvero uve internazionali che, seguendo rigorose discipline di legge, vengono coltivate e adattate a territori diversi, in molti casi anche molto lontani tra loro, per dare vita alle migliori tipologie di vini, quelle più celebri e bevute in tutto il mondo.

 

Dalla vendemmia all’imbottigliamento

Il processo di “gestazione” fino alla nascita del vino si chiama, specificamente vinificazione. Si tratta di un processo che si compone di più fasi: anzitutto quello della raccolta, ovvero la vendemmia che, a seconda del vitigno e del prodotto per il quale quell’uva è coltivata, potrà essere precoce o tardiva.

Inutile sottolineare, lo vedremo più tardi, come ogni territorio ha dei vitigni che potremmo definire prediletti o d’elezione.

 

Diraspatura e pigiatura

Una volta che i grappoli saranno stati raccolti dal tralcio, ogni singolo acino dovrà essere separato dal “raspo” attraverso un processo che si chiama proprio diraspatura.

I raspi, infatti, essendo di materiale legnoso contengono componenti che comprometterebbero definitivamente le qualità del vino.

Selezionati gli acini, ecco che si arriva alla fase forse più mitizzata: la pigiatura che prevede separazione delle parti liquide (vinacce) da quelle solide (vinaccioli) che dopo una prima fase di maturazione vengono separati dal mosto.

La fermentazione alcolica è la fase nella quale le parti zuccherine dei mosti, fermentando, si tramutano in alcool grazie all’azione dei lieviti.

 

Affinamento e maturazione del vino

Quello che ci troviamo dinanzi in questa fase, può essere già definito a buona ragione vino. Al quale però mancano, per finire in bottiglia, dei passaggi fondamentali in termini qualitativi che derivano da filtrazione e “riposo” ovvero affinamento. Il vino novello è destinato a trascorrere un periodo variabile, da qualche settimana a qualche mese, in recipienti dal materiale variabile. Possono essere, infatti, di acciaio, cemento, vetroresina.

Se questo passaggio avviene in contenitori di legno dalle dimensioni varie (botti grandi o piccole barriques e tonneaux) il periodo di latenza del vino, per il quale si parla di invecchiamento, può variare da vari mesi a molti anni.

In Gotto d’oro, in particolare, disponiamo di una bottaia all’interno della quale alcune referenze, sia rosse che bianche, completano l’affinamento in barrique di rovere francese.

 

L’imbottigliamento del vino

Completato il processo di maturazione, il vino viene ancora travasato e filtrato fin dentro le bottiglie dove il prodotto è atteso da una stabilizzazione che precede mediamente di un trimestre l’approdo al commercio.

Sono 65mila e 500 gli ettolitri di vino che ogni anno, grazie alla disponibilità di ampi spazi e grandi impianti di produzione e imbottigliamento, arrivano sugli scaffali con l’etichetta sempre più prestigiosa del Gotto d’oro, sempre maggiormente amato, riconosciuto e apprezzato, addirittura ben oltre la nicchia degli esperti, come il vino di Roma e dei Castelli Romani.

Un piccolo miracolo costruito negli anni che consente alla nostra di mettere in commercio un prodotto allo stesso tempo popolare e di alto livello.

 

Qualità e green: le sfide (già in atto) per il futuro

È giusto e doveroso, non da ultimo, sottolineare come Gotto d’oro negli anni abbia sempre puntato con decisione sul controllo della qualità del prodotto.

Un percorso che si compie all’interno del grande laboratorio chimico e microbiologico nel quale operiamo, per usare una terminologia che rubiamo al cinema, in post-produzione, portando avanti parallelamente al suggestivo processo appena illustrato anche un continuo lavoro di ricerca sul prodotto, con l’obiettivo di offrire alla clientela uno standard qualitativo sempre più alto.

Il nuovo secolo per la nostra storica cantina è coinciso, quindi, anche con una decisa svolta green sempre più convinta.

Un processo, fortemente strutturale alla produzione che passa dal restyling industriale col rifacimento dell’impianto di depurazione, l’inserimento di un impianto di osmosi e realizzazione di un impianto fotovoltaico da 100 kw, alla creazione di uno spazio di rappresentanza dove presentare al pubblico eccellenze come le nuove linee: l’elegante Vinea Domini tesa a valorizzare i vitigni autoctoni e le Doc/Docg del Lazio, destinata alla ristorazione, fino alla giovanile Linea Settantacinque75, destinata ai giovani e appassionati frequentatori degli scaffali della grande distribuzione.

Una linea che rappresenta volutamente anche la filosofia green attraverso l’utilizzo di materiali sostenibili, da bottiglie di vetro più leggere, etichette e cartoni in carta certifica FSC e tappi in sughero al 100% riciclabili.

È evidente che il futuro di Gotto d’oro e dei vini simbolo di Roma e dei Colli Albani è davvero soltanto appena cominciato.