Eleganza pop, semplice e nobile il vino sovrano dei Castelli Romani

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Una gita non può dirsi davvero… a li Castelli senza uno o più brindisi ricolmi di vino di Frascati ad accompagnarla.

L’inizio dell’autunno, tempo di sagre e vendemmia ormai inoltrata, col caldo umido dell’estate che va gradualmente a stemperare nel freschetto bagnato dall’umore delle prime piogge e addolcito dagli afrori dei tini ancora freschi di mosto, è l’immagine visiva, olfattiva e sensoriale solo apparentemente idilliaca, in realtà facilmente verificabile per chi volesse, in questo particolare periodo dell’anno, avvicinarsi ai borghi antichi appena fuori Roma, in direzione sud.

Il vino di Frascati

Accomodati tutt’attorno al vulcano laziale, vegliati dagli sguardi dei due laghi simbolo, Albano e Nemi, aperti come veri e propri occhi, custodi della bellezza della natura, della fauna animale e umana e dei prodotti più pregiati dei Colli Albani. Tra queste primizie spicca certamente il Frascati Doc: vero oro bianco, figlio primigenio delle uve che crescono nel migliore dei modi sulle medie alture dei Castelli Romani, precisamente nell’area che comprende per intero il territorio amministrativo dei comuni di Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, ed in parte quelli di Roma e Montecompatri.

Si tratta di varietà autoctone di vitigni eminentemente laziali come la malvasia, il trebbiano, il bombino. Tipologie di uve che rispondono molto bene ai microclimi del territorio castellano, circondato come è noto da suoli vulcanici. Frascati si trova, infatti, su una bolla d’acqua naturalmente ricca di disponibilità idrica.

Il Frascati Doc, da sempre etichetta ammiraglia della Gotto d’oro, trova agio tra le creazioni e i formati della cantina di via del Divino Amore, nella bottiglia da 750 (ma anche nella bottiglia da 375 della linea Settantacinque75 Gotto d’oro) e nella bottiglia da un litro e mezzo e da un litro, più alla portata di tutti, presso i punti vendita della grande distribuzione.

Un calice simbolo del suo territorio

La caratteristica maggiore del Frascati Doc, infatti, oltre quella di essere ovviamente il vino simbolo di un intero territorio, per questo molto conosciuto e finalmente apprezzato di nuovo anche in tutta Italia e all’estero, ha dalla sua le potenzialità proprie di un calice particolarmente duttile e adattabile alla maggior parte delle tavole e dei gusti.

Così la naturale eleganza pop, il suo colore giallo verdolino dai profumi freschi, vivaci e intensi di mughetto, ananas, con note esotiche di mango e papaia, rendono il Frascati davvero il principe della tavola, adatto tanto per i pranzi di tutti i giorni, quanto per le ricorrenze o gli intermezzi come può essere un aperitivo accompagnato da delicate fritture alla romana.

Un Re anche negli abbinamenti a tavola

La natura fortemente minerale e sapida rende poi addirittura eccezionale l’abbinamento tra il Frascati Doc con piatti a base di pesce oltreché con i primi piatti della tradizione romana.

Vale la pena, però, andare ancora un po’ indietro nella storia enologica di questo prodotto, così fortemente legato al suo territorio di produzione. Un legame che, se così si può dire, è stato sancito anche da una norma di legge.

Il Decreto Frascati Doc

È bene sapere, infatti, che il Frascati è stato tra i primi prodotti in Italia a poter vantare l’attribuzione del marchio Doc (Denominazione Origine Controllata) che risale addirittura al 1966. Il disciplinare di produzione della Doc Frascati è entrato in vigore il 1° di novembre del 1966, etichettatura che era stata riconosciuta nei codici italiani appena qualche mese prima, nel marzo del 1966, quando l’allora presidente della Repubblica firmò quello che la stampa di oggi avrebbe ben presto riconosciuto come “decreto Frascati”.

Alle origini del chilometro zero

Fatto sta che nella norma con valore di legge si prevedeva già da allora che non solo la coltivazione ma anche le operazioni di vinificazione del marchio doc dovessero avvenire contestualmente e nel medesimo luogo. Una sorta di concezione ante litteram di quello che oggi chiamiamo “a chilometro zero”.

Sotto il sole de Li Castelli

La coltivazione delle uve, dice sempre la legge, non prevede impianti a tendone o pergola. Il sole de li Castelli deve essere anche lui un importante protagonista di questo calice di meraviglia che raggiunge 11 gradi e mezzo d’ebbrezza, stemperati a far gioire la gola in dieci gradi centigradi di freschezza, temperatura alla quale il regale Frascati Doc potrà deporre la propria corona nei cuori e sulle labbra dei propri appassionati sudditi che potranno solo parlare bene di sua Maestà Frascati, il vino doc simbolo nobile e popolare al tempo stesso della bellezza e del gusto dei Castelli Romani.