Vitigni a bacca bianca

Varietà: Malvasia di Candia e del Lazio

Caratteristiche: Il nome Malvasia viene spesso associato a numerose varietà di uva che, soprattutto in epoche passate, avevano in comune la capacità di produrre vini dolci, aromatici e in genere caratterizzati da note sensoriali molto gradite nel Medioevo, e per questo più facilmente commercializzabili. Ancora oggi abbiamo numerose varietà dal nome Malvasia (attualmente sono 18 le malvasie coltivate in Italia) e spesso si trovano in regioni che si affacciano sul Mediterraneo, tuttavia in virtù delle grandi differenze genetiche tra loro non possono essere definite una famiglia varietale. Dal punto di vista genetico la Malvasia di Candia o Malvasia rossa è molto vicina alla Garganega, si tratta quindi di una varietà molto produttiva e mediamente aromatica. Il sinonimo di Malvasia rossa è dovuto al colore rossiccio del giovane germoglio. Produce vini piuttosto leggeri, dal profumo agrumato e di mela verde. Da il meglio di sé quando viene consumato giovane in quanto non è caratterizzato da un potenziale evolutivo enorme.

Molto più interessante dal punto di vista sensoriale è la Malvasia del Lazio o puntinata, essendo il risultato di un incrocio naturale tra il moscato di Alessandria (Zibibbo) e la Schiava grossa. L’aggettivo “puntinata” deriva dalle caratteristiche piccole macchie nere presenti sulla buccia degli acini. Si tratta di una varietà tardiva, molto sensibile alle malattie e soggetta a colatura, essendo un vitigno di media vigoria preferisce sistemi di allevamento di bassa produzione.

In quali vini le troviamo: Marino DOC Superiore, Frascati DOC, Castelli Romani DOC bianco, Roma DOC bianco.

Varietà: Trebbiano toscano

Caratteristiche: Si tratta di una varietà di grande diffusione, con numerosi sinonimi sul territorio nazionale, ufficiali e non, i cui nomi sono spesso legati al territorio di coltivazione. Sebbene non vi siano certezze, sembra assai probabile un’origine attribuibile alla Toscana. Nella famosa “De Naturali Vinorum Historia” di Andrea Bacci, viene citato più volte il trebbiano, considerandolo originario dell’antica Etruria settentrionale e certamente la varietà più diffusa della zona.

In seguito all’esilio dei Papi ad Avignone la varietà emigra in Francia, compie diversi spostamenti per poi sistemarsi definitivamente nella regione della Charente, dove tuttora è alla base della produzione del Cognac. In effetti, contrariamente a quanto si possa immaginare, nel mondo il trebbiano è molto più presente in Francia (circa il 75%) rispetto all’Italia (circa il 20%). Si tratta di una varietà caratterizzata da un’elevata vigoria, che generalmente produce numerose femminelle fertili. Ha una buona affinità all’innesto e assicura una normale resistenza ai comuni parassiti della vite. Produce vini moderatamente aromatici, di buona concentrazione e struttura.

In quali vini lo troviamo: Marino DOC Superiore, Frascati DOC.

Varietà: Bombino bianco o Bonvino

Caratteristiche: Una delle uve bianche più diffuse in Italia meridionale, in particolare in Puglia, ma anche in Emilia Romagna, Lazio, Marche e Abruzzo. Fra i suoi sinonimi, Pagadebit e Straccia Cambiale utilizzati in Emilia Romagna, alludono alla sua convenienza, in quanto è un vitigno di elevata produttività. Nel Lazio è chiamata Bonvino. Se utilizzata con alte produzioni, dà mediamente vini poco aromatici, ma con basse rese e vinificazioni accurate, può dare vini di spessore e lunga durata. Si tratta di una varietà tardiva, mediamente diffusa nel Lazio ed in altre regioni sud Italia. Il grappolo è di media grandezza, conico, spesso alato e spargolo.

Gli acini sono grandi, con buccia mediamente spessa e pruinosa, di colore giallastro. La vigoria è media, predilige potature corte e garantisce produzioni costanti e abbondanti mentre la fertilità delle femminelle è molto scarsa. Se raccolto in leggero anticipo produce vini delicatamente profumati e particolarmente longevi. Ottimo anche come base spumante.

In quali vini lo troviamo: Marino DOC Superiore, Roma DOC bianco.

Varietà: Bellone

Caratteristiche: Si tratta di un vitigno molto versatile, diffuso in Lazio e soprattutto nelle province di Roma e Latina. È presente nell’area che va dai Castelli Romani ai Monti Lepini, sino alle propaggini verso il mare. Il Bellone è un vitigno di origini antichissime diffuso nell’area dei Castelli Romani già in epoca romana. Il Bellone è noto con numerosi sinonimi quali Cacchione.

Con il termine Bellone era indicata una varietà con grappoli di dimensioni maggiori ma con caratteristiche analoghe al “Belli” una famiglia di vitigni molto diffusa nel Lazio (da cui probabilmente l’origine del nome). Il grappolo è piuttosto grande, conico-cilindrico, spesso alato, compatto e serrato. Il vitigno Bellone richiede sistemi di allevamento a espansione media e potatura media o corta. I terreni più indicati sono quelli di origine vulcanica. Il vitigno Bellone ha elevata vigoria e resiste bene ai periodi siccitosi, garantendo qualità ed equilibrio. È raccolto in genere nelle prime settimane di ottobre. I vini prodotti con il vitigno Bellone sono di pronta beva, un giallo intenso, con riflessi dorati. Di profumo intenso, fruttato con note sgrumate, pesca a polpa gialla, biancospino e un leggero accento minerale. caratteristico finale leggermente amarognolo.

In quali vini lo troviamo: Marino DOC Superiore.

Varietà: Greco bianco

Caratteristiche: Numerose sono le varietà in Italia che presentano nel nome la radice Greco. Sebbene esistano numerose documentazioni antiche che attribuivano il nome Greco alle varietà di vite giunte dalla Grecia, è molto più probabile, analogamente a quanto accaduto al nome Malvasia, che la diffusione di questi nomi greci sia dovuta a ragioni commerciali.

In particolare, il Greco bianco, presente anche in Calabria ed in Basilicata, riveste una certa importanza nel Lazio dove contribuisce alla formazione delle due DOCG: Frascati superiore e Cannellino di Frascati.

In quali vini lo troviamo: Frascati DOC.

Varietà: Vermentino

Caratteristiche: Il Vermentino è certamente tra le varietà che negli ultimi anni ha riscosso il maggior successo commerciale e per questo motivo ha avuto una diffusione di nuovi impianti notevole, anche al di fuori delle regioni dove tradizionalmente veniva coltivato. Rappresenta inoltre il perfetto connubio tra una buona produttività viticola, una grande freschezza e sapidità nel bicchiere, e una notevole versatilità dell’utilizzo enologico. Il Lazio è una regione in cui il Vermentino trova una grande vocazione territoriale proprio in virtù delle caratteristiche climatiche e pedologiche di questa regione.

Infatti, il Vermentino si esprime al meglio in zone che garantiscono una buona esposizione soleggiata, terreno vulcanico e ricco di minerali, clima secco e ventilato. Tra i diversi biotipi esistenti, quello che offre le migliori garanzie dal punto di vista qualitativo è certamente il Vermentino meno vigoroso, con grappoli più spargoli e di colorazione giallo-dorata. Sebbene dal punto di vista genetico sia una varietà neutra, i vini ottenuti sono spesso molto aromatici, con profumi che ricordano il Moscato (rosa, arancia, salvia), specie se si vinificano uve molto mature e se vengono sottoposte ad alcune tecniche come ad esempio la crio-macerazione.

In quali vini lo troviamo: Lazio IGT Vermentino.

Vitigni a bacca rossa

Varietà: Sangiovese

Caratteristiche: In Italia, il Sangiovese è il più diffuso vitigno a bacca rossa. Si tratta di un’estensione vastissima che coinvolge numerose regioni italiani e moltissimi vini a I.G.T. e a D.O.C. È la varietà autoctona italiana per eccellenza, anche se il significato di autoctonia dovrebbe essere rivisitato in quanto non è dove un vitigno è nato bensì dove riesce a esprimere meglio il proprio potenziale genetico.

Il Sangiovese, infatti, è figlio di varietà campane e calabri, ma è in Toscana che riesce ad esprimere meglio il proprio potenziale genetico. In questa chiave, la parola autoctono perde progressivamente significato. Non è più riferibile ad un luogo ma a un tempo nel quale il vitigno si manifesta in modo ottimale. Autoctono è il luogo dove il vitigno dà il meglio di sé. Nel Lazio, lo troviamo in numerose denominazioni che gravitano nell’areale dei Castelli Romani. Si tratta di una varietà a maturazione tardiva, ma dal germogliamento precoce, per cui è a rischio di gelate primaverili. Il Sangiovese, più di altre varietà, risente molto del carico di uva che viene prodotto da ogni singola pianta. Per questo motivo, per produrre un ottimo Sangiovese, occorre prestare un occhio di riguardo al numero di gemme che vengono lasciate durante la potatura invernale e, soprattutto, occorre gestire la potatura verde, ad esempio la cimatura, sfogliatura, diradamento dei grappoli dei germogli, in maniera severa e rigorosa. I vini prodotti a base di Sangiovese sono spesso sgarbati nel primo anno di vita ma posseggono una rara capacità di invecchiare nel tempo, migliorando progressivamente sia sotto il profilo olfattivo e gustativo.

In quali vini lo troviamo: Castelli Romani DOC rosso e rosato, Roma DOC rosso.

Varietà: Montepulciano

Caratteristiche: Al pari del Sangiovese, il Montepulciano è considerato da sempre uno tra i grandi vitigni a bacca rossa dell’Italia centro meridionale. I vini a base di Montepulciano sono conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. I mercati di riferimento sono la Germania gli Stati Uniti il Canada e il Nord Europa.

Si tratta di un vitigno molto versatile, e lo si trova in molti segmenti di mercato che vanno dal vino quotidiano al vino di maggiore struttura e all’enorme potenziale evolutivo in bottiglia. Si tratta di una varietà dalle caratteristiche uniche in quanto pur consegnandoci produzioni abbondanti in vigneto il vino nel bicchiere non si perde mai in diluizione. Si presenta, infatti, sempre molto colorato, di un rosso rubino intenso, profondo e sostenuto, dal profumo inebriante e suadente di frutta rossa. I tannini sono sempre dolci e mai astringenti. Insomma, una varietà ottima per produzioni di vino monovarietali ma anche per essere assemblato con altre varietà, come accade con il nostro Castelli Romani rosso e il Roma rosso. Contrariamente a quanto si possa immaginare, il Montepulciano era la varietà a bacca rossa di riferimento dei Castelli Romani, nel periodo antecedente all’arrivo della fillossera.

In quali vini lo troviamo: Castelli Romani DOC rosso, Roma DOC rosso.

Varietà: Merlot

Caratteristiche: Insieme al Cabernet Sauvignon, il Merlot rappresenta una delle varietà più diffuse nel mondo. Questo lo si deve essenzialmente ad una certa stabilità dei caratteri olfattivi e gustativi indipendentemente dagli areali in cui è presente.

Questa costanza sensoriale lo rende maggiormente apprezzato dal consumatore in quanto lo riconosce facilmente tra le numerose varietà disponibili sul mercato. Il Merlot è inoltre una varietà estremamente versatile poiché offre risultati splendidi sia nella versione giovane fresca e fruttata ma anche, se affinato in legno, garantisce un’altissima qualità. Il grappolo è sempre molto spargolo e poco compatto in virtù di una fioritura costellata da numerose colature dei fiori, questo per ragioni legate alla genetica della varietà, e questo aspetto garantisce una maggiore circolazione di aria all’interno del grappolo e quindi una migliore sanità del frutto, che negli ambienti umidi è sempre una grande dote. Inoltre, grazie ad un acino di piccole dimensioni, il Merlot presenta un alto rapporto buccia/polpa e questo è la migliore garanzia per ottenere vini molto colorati e profumati. Dal punto di vista enologico occorre segnalare che il Merlot è una di quelle varietà che va raccolta nel momento esatto in cui è matura in quanto se si attende qualche giorno, le uve tendono rapidamente ad appassire per cui nel bicchiere ritroviamo sentori di frutta rossa cotta, meno delicati ed eleganti.

In quali vini lo troviamo
: Castelli Romani DOC rosso, Lazio IGT Merlot.

Varietà: Cesanese

Caratteristiche: Il Cesanese, o meglio i Cesanesi, sono coltivati in numerosi territori del Lazio. Fu nel periodo dell’Antica Roma che venne coniato il termine Cesanese in quanto la varietà era coltivata nelle caesae, ossia nei “luoghi dagli alberi tagliati”. Dal punto di vista ampelografico, il vitigno è medio tardivo, buccia spessa e pruinosa, vigoroso. Predilige potature corte e forme di allevamento di media espansione.

Abbastanza sensibile alle principali crittogame, in particolare alla Peronospora, soffre inoltre di colatura. Si distingue il Cesanese comune, caratterizzato da un grappolo più grande (peso medio 280-330 g), ed il Cesanese di Affile, considerato il più pregiato e di dimensioni più piccole (peso medio del grappolo 180-240 g). Tradizionalmente il vino Cesanese era conosciuto e identificato come vino dolce e abboccato, da consumarsi entro l’anno successivo la vendemmia. Attualmente, le vinificazioni moderne, in virtù delle caratteristiche genetiche della varietà, prevedono l’impiego di attrezzature di pigiatura e pressatura particolarmente soffici e delicate, follature e rimontaggi specialmente nelle prime fasi della fermentazione alcolica e soprattutto macerazioni brevi e svinature precoci. Il vino che si ottiene è di un invitante rosso rubino che con la maturità vira precocemente al granato, e ha un profumo caratteristico che ricorda le visciole mature. Corposo e morbido in bocca, con finale lievemente ammandorlato, per tradizione si associa alle castagne quando è giovane, all’agnello quando aggiunge la “mezza età” e a piatti importanti a base di selvaggina e carni rosse a maturità completa.

In quali vini lo troviamo: Lazio IGT Cesanese.

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