Un distillato chiamato meraviglia

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Il verbo distillare, in qualche modo, può essere paragonato letterariamente anche alla maniera di gustare goccia a goccia. Ed è proprio questo, in effetti, l’unico modo, magari alla fine di un pranzo importante, animato da prodotti tipici, di fruire al meglio della grappa.

La grappa è in assoluto il distillato che di più si identifica con la secolare tradizione italiana. Oggi ci soffermeremo su di essa in un viaggio tra storia, costume e prassi antiche diversi secoli, ma tuttora attuali, nella realizzazione di un distillato.

Questo distillato, in qualche modo, potremmo paragonare all’essenza dell’essenza del vino con una origine non necessariamente nobile, come vedremo. Capace però di riconquistare i galloni alla fine del suo percorso tra la botte, l’invecchiamento, la bottiglia e il bicchiere.

In principio erano gli scarti

Parliamo di una bevanda alcolica che, come detto, si ottiene dalla distillazione dei residui solidi dell’uva. La produzione della grappa è un processo artigianale che richiede competenza, attenzione ai dettagli e un rispetto profondo per la materia prima. In questo articolo, esploreremo il processo di produzione della grappa, dalla selezione dell’uva alla distillazione, esaminando sia gli aspetti tradizionali che le moderne innovazioni.

Selezione dell’uva

Il primo passo cruciale nella produzione della grappa è la selezione dell’uva. Parlavamo di scarti non a caso. Tutto comincia, infatti, da una attenta analisi delle vinacce, ovvero i residui solidi dell’uva che rimangono dopo la pigiatura per la produzione del vino. Questo significa che la qualità dell’uva utilizzata per produrre il vino avrà un impatto diretto sulla qualità della grappa.

Le uve utilizzate possono variare a seconda della regione e delle preferenze del produttore. Varietà come Sangiovese, Moscato, Nebbiolo e Trebbiano sono tra le più comuni in Italia.

Fermentazione

Ben prima di arrivare a risultati tanto godibili c’è tuttavia un processo di produzione certosino e rimasto sostanzialmente immutato nel tempo che, dopo l’attenta selezione delle uve e dei suoi… scarti, chiamiamoli così, sia pure senza disprezzo, entra nel vivo attraverso il trasferimento delle vinacce in grandi contenitori che ne favoriscano la fermentazione.

Durante questa fase, i lieviti naturali presenti sulla buccia dell’uva convertono gli zuccheri residui in alcol. La durata e le condizioni della fermentazione possono variare a seconda della ricetta del produttore e del tipo di grappa che si intende produrre.

Distillazione

Dopo la fermentazione, le vinacce fermentate vengono trasferite in alambicchi per la distillazione. L’alambicco è uno strumento essenziale nella produzione della grappa e può essere di diversi tipi, tra cui alambicchi a vapore o discontinui. Durante il processo di distillazione, il calore vaporizza l’alcol presente nelle vinacce, separandolo dagli altri componenti. La distillazione è un processo delicato che richiede competenza ed esperienza per ottenere il giusto equilibrio tra aromi e alcol.

Il “taglio” ovvero: la trasformazione del distillato in grappa

Dopo la distillazione, il prodotto ottenuto risulta generalmente di una gradazione alcolica molto elevata. Per questo è fondamentale, per garantirne equilibrio, fruibilità ed effettiva qualità, che il prodotto venga diluito con acqua per raggiungere il livello di gradazione desiderato. Questa fase della produzione è appunto chiamata “taglio” ed è decisiva nella definizione del giusto equilibrio tra aromi e alcol. Il produttore può decidere quindi di imbottigliare la grappa subito dopo il taglio oppure se lasciarla riposare per un periodo di invecchiamento che avviene solitamente in piccole botti di legno.

L’invecchiamento… Barricato

Questa parte della produzione si potrebbe definire opzionale o spesso destinata a una sola parte del prodotto, ulteriormente selezionato dal vignaiolo e destinato a diventare quella che, sulle carte dei vini e dei distillati, viene poi identificata come “grappa barricata”, un francesismo che ci rimanda alla barrique il tipico contenitore in legno dove una parte del distillato viene lasciato invecchiare.

Durante questo periodo, la grappa acquisisce caratteristiche uniche dal legno, come note di vaniglia, spezie e tannini. Le botti utilizzate per l’invecchiamento possono essere di varie dimensioni e provenire da diversi tipi di legno, come quercia, ciliegio o castagno.

L’imbottigliamento e il tratto dell’eleganza

Ultimo passaggio di un processo certosino quanto affascinante è il trasferimento in bottiglia. Questo avviene non prima che il prodotto, invecchiato o meno, abbia subito una ulteriore filtraggio per rimuovere eventuali impurità. La bottiglia di grappa a tavola o in un regalo destinato a ricorrenze come compleanni o Natale continua ad essere un dono ricercato e solitamente molto gradito da chi ne sa interpretare il valore.

Per questo numerose aziende destinano ai distillati bottiglie del tutto particolari, tanto nella misura quanto nella forma. Tali da differenziarsi fino a diventare uniche.

Testimoni rare di un processo profondamente italiano, capace di ricordare ad ogni piccolo sorso l’importanza delle tradizioni, del lavoro della vigna e del suo prodotto, le uve, splendide commedianti che in ogni grappolo nascondono tanti acini e, per ognuno, altrettanta vita. Lunga, diversa, mai scontata. Tanto da divenire un augurio di prosperità, brio ed eleganza pressoché senza età o, al massimo, invecchiata nel migliore dei modi possibili.

Grappa bianca dei Castelli Romani Griffata Gotto d’oro

Nella nostra produzione abbiamo la grappa bianca dei Castelli Romani, trasparente allo sguardo, caratteristica tipica delle grappe estratte da vini bianchi non invecchiate, caratterizzata da un profumo delicato che rimanda ai tipici frutti maturi coltivati proprio nei territori dei dintorni della capitale. Grappa bianca che restituisce un sapore secco e pulito, particolarmente morbido al gusto che si sposa bene, a fine pasto, con la degustazione di dolci al cioccolato fondente.